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Narra una leggenda Azteca, che una principessa moglie di un valoroso guerriero, fu lasciata a custodire un tesoro. Arrivarono i nemici, ma lei non rivelò loro, dove fosse nascosto. Per vendetta fu uccisa, e da una goccia del suo fedele sangue nacque la pianta di cacao, il cui frutto custodisce i semi come un tesoro, amari come le sue sofferenze e forti come le sue virtù. Fu Quetzalcoatl a fare questo dono per ripagare la fedeltà della fanciulla.
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I rituali legati al culto del cacao
Per gli Aztechi, tutte le fasi della coltivazione del cacao rappresentavano un vero e proprio culto, ed erano accompagnate da speciali rituali.
Prima della semina, le fave venivano esposte ai raggi della luna per quattro notti. Durante questo periodo, gli uomini dovevano rimanere casti. Il quinto giorno, i semi venivano posti in terra e i più valorosi potevano ricongiungersi alle donne. Tredici giorni prima del raccolto, gli uomini tornavano all’astinenza, interrotta dopo il raccolto quando si svolgevano orge e feste.
In alcuni paesi del Sud America, i semi costituiscono tuttora un dono rituale tra persone che si amano, o come offerta ai defunti.
In Ecuador, l’essiccazione crea il pretesto per la danza del cacao: gli indiani cantano rivoltando i semi sotto al sole. In Venezuela, invece, gli uomini si travestono da diavoli e si sdraiano nell’area di essiccazione.
In Europa, questi rituali ci sembrano solitamente tanto affascinanti quando strani. Ma se ci pensiamo bene, anche da noi il cioccolato ha una correlazione con le festività, come la Pasqua, in cui si è soliti regalare le famose uova di cioccolato, e a Natale, momento perfetto per condividere dolci a base di cioccolato con la famiglia.
Il cacao nella mitologia Azteca
Nella mitologia degli Aztechi, la pianta del cacao rappresentava l’albero del Bene e del Male, che cresceva nel paradiso. In questo Eden, viveva la divinità azteca Quetzalcoatl, il serpente-uccello. Vi sono diverse leggende legate all’albero di cacao. Abbiamo già parlato della prima, relativa alla principessa azteca. Ma probabilmente la più importante, soprattutto per gli effetti avuti sul destino degli aztechi, è quella che stiamo per raccontarvi…
Quetzalcoatl, il dio serpente
Quetzalcoatl era il re-prete del Toltechi, e nel X secolo regnava sulla città di Tula. Era venerato come un dio per aver offerto agli uomini l’albero di cacao, insegnando loro come coltivarlo. Questo re era pieno di sé, e chiese allo stregone Tezcatlipoca il dono dell’immortalità. Ma lo stregone, geloso, gli diede una pozione che lo rese pazzo. Il sovrano fuggì imbarcandosi su una zattera fatta di serpenti intrecciati, allontanandosi verso Oriente e profetizzando un suo ritorno. Gli aztechi proseguirono il culto per Quetzalcoatl, venerandolo come il “serpente di piume”. Nel 1519, una cometa ed un terremoto furono interpretati come presagi: gli astrologi, predissero che il loro dio sarebbe tornato il 21 Aprile 1519. IL caso volle, che in quella data, sbarcò sulle loro terre Hernan Cortez. Montezuma, convinto si trattasse di Quetzalcoatl, lo accolse entusiasta. Quando gli aztechi si accorsero dell’errore, era troppo tardi per tentare di resistere, e le disgrazie li portarono fino alla scomparsa della loro civiltà.
Carl von Linné ribattezzò l’albero di cacao, prima conosciuto come Amygdala pecunaria in Theobroma cacao, ovvero “cibo degli dei”, proprio per richiamare il culto che gli indiani gli dedicavano.
“Cioccolato da Ascoltare”
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