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Le origini del cioccolato: le civiltà precolombiane

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La storia del cioccolato vanta di numerosi aneddoti, passando e trasformandosi nel corso di svariati momenti storici. Tra i protagonisti di questo racconto, vi sono popoli di forte importanza storica, e nomi celebri di cui tutti abbiamo sentito parlare, e di cui abbiamo letto sui libri di storia ai tempi della scuola. Una storia di scoperte, conquiste, invenzioni, innovazioni e di grande impatto economico sociale.

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Civiltà precolombiane e la scoperta del cacao

Iniziamo questo percorso dalla sua origine. Avete mai notato che quando si parla di cacao, spesso vediamo raffigurate immagini di civiltà precolombiane? Questo è perché il consumo di cacao, ebbe inizio proprio  ai tempi di Maya e Aztechi.

L’albero del cacao è originario della grande foresta amazzonica, e  queste popolazioni,  osservando il comportamento di scimmie e scoiattoli che succhiavano la polpa dei semi di cacao, si convinsero a provare questa esperienza gustativa. Inconsapevolmente, fu proprio così che diedero inizio ad una lunga ed importante storia gastronomica che arriva fino ai giorni nostri.
In seguito provarono ad  arrostire i semi e schiacciarli per farne una pasta. A poco a poco, la civiltà azteca iniziò ad aromatizzare questa pasta, e prepararne una bevanda nutriente e corroborante.

Montezuma, imperatore azteco del cioccolato

Montezuma II, imperatore di tutti gli aztechi nel XVI secolo, nutriva una sfrenata passione per la cioccolata, consumandone decine di tazze ogni giorno. Anzi, più che tazze, la beveva pura in sfarzose coppe d’oro, mentre il popolo si accontentava di utilizzarla per aromatizzare una pappa di granoturco (l’atolle) consumandola in ciotole  di tartaruga.
Ritenendolo afrodisiaco, Il re beveva varie tazze di cioccolato prima di recarsi dalle donne del suo gineceo (in realtà, erano probabilmente le spezie come pepe e peperoncino, aggiunte al cioccolato, a crearne l’effetto afrodisiaco).

I medici stregoni scoprirono le virtù medicinali: consentiva di lottare contro la stanchezza e bloccava la diarrea. Il burro di cacao, entrava nella preparazione degli unguenti che curavano piaghe, scottature ed emorroidi.
I semi di cacao, oltretutto, divennero una moneta di scambio per l’acquisto di beni e per tributo di imposta al re azteco.

Profezie Azteche

Anche il loro DioQuetzalcoatl (“serpente piumato”), custode del paradiso, aveva un ruolo nella storia del cioccolato: era infatti venerato come custode del cacao, dispensatore di forza e ricchezza.

Secondo le profezie azteche, una maledizione si sarebbe abbattuta sulla capitale dell’impero azteco Tenochtitlan (l’attuale città del Messico): Tezcatlipoca, il dio della guerra, aveva provocato e sconfitto Quetzacoatl, che era fuggito lasciando dietro di sé devastazione e carestie. Aveva annunciato: “Ritornerò e ristabilirò la mia autorità. Sarà un periodo di dure prove e disgrazie per il mio popolo”. Perciò, tutti attendevano il suo ritorno…

“Cioccolato da Ascoltare”

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Di Samuele De Marie

Chef di Cucina e Sommelier

Nato a Cagliari nel 1972, Samuele De Marie muove i primi passi in cucina nel ristorante dell’hotel di sua zia in Germania.

Durante gli anni della scuola alberghiera, arricchisce la sua esperienza professionale nei ristoranti della Val Chisone, fra cui lo storico ristorante “da Malan”.

Prossimo alla laurea, trascorre un periodo in Inghilterra, dove lavora al prestigioso Les Ambassadeurs Club nel quartiere londinese di Mayfair, un esclusivo e storico casinò club fondato in epoca vittoriana, da sempre frequentato da un’esclusiva membership internazionale composta da aristocratici e celebrità; al “Les A”, Samuele acquisisce competenze culinarie avanzate di cucina internazionale e una profonda attenzione al dettaglio.

Tornato in Italia, si specializza nell’apertura di nuovi locali e inizia a collaborare come Chef formatore presso IFSE World di Piobesi, una delle più prestigiose scuole di cucina italiane.

Nel 2010, assume il ruolo di Executive Chef presso la Locanda del Sant’Uffizio, rinomato relais di lusso e ristorante gourmet situato nel cuore delle colline del Monferrato, originariamente monastero del XVI secolo e successivamente trasformato in una struttura di grande fascino. L’esperienza alla “Locanda” segna un punto miliare nella sua carriera, infatti guidando una brigata di cucina, raggiunge nuovi livelli di eccellenza e creatività.

Dal 2012 collabora con Villa La Sorridente dove utilizza l’arte culinaria come strumento per rafforzare coesione e collaborazione all’interno dei team aziendali.