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Cenni Storici

Il cioccolato a Torino

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Il cacao venne introdotto a Torino per merito di Emanuele Filiberto di Savoia, il quale, secondo la tradizione, celebrò il trasferimento della capitale da Chambéry a Torino (avvenuto il 7 Febbraio 1563), preparando una cioccolata calda.

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La patente della cioccolata

Esiste una testimonianza scritta, che attesta un importante primato nella storia del cioccolato, che riguarda la nostra amata città di Torino. Risale al 1678, il documento in cui, Madama Reale, rilasciò ad un certo G. Antonio Ari una patente che gli consentiva di “vendere la cioccolata in bevanda per anni sei prossimi dalla data della presente” come vi si legge nello stesso. Il signor Ari supplicò di essere il primo ad introdurre a Torino la bevanda al cacao, e fu accontentato. Dopo di lui, seguirono altri “cioccolattieri”, e la bevanda si diffuse sempre più.

Il cioccolato e la comunità valdese

La comunità valdese piemontese era presente a Pramollo già nella seconda metà del Settecento. Non ebbe una storia particolarmente facile, poiché, per oltre due secoli, i valdesi furono vittime di massacri e deportazioni volute dai Savoia. Finalmente negli ultimi anni del Settecento, con le conquiste di Napoleone e l’esilio dei Savoia, le valli del rito evangelico ritrovarono la pace. Purtroppo, la libertà religiosa non proseguì a lungo: il 20 Maggio 1814, il re di Sardegna Vittorio Emanuele I, tornò a Torino da Cagliari. Iniziò così il “periodo della Restaurazione”, che rese la vita difficile ai valdesi. La comunità non si lasciò totalmente sopraffare da questo periodo di crisi, e un gran numero di valdesi si insediò a Torino intraprendendo la via del commercio. E quale fu uno dei successi di questa attività? Beh, fu proprio la compravendita del cioccolato a creare un enorme profitto alla comunità valdese.
Tra le famiglie valdesi che ottennero un forte successo, possiamo citare: Gay e Revel, Prochet, Rostan, Talmon (italianizzato in Talmone), Gay & Odin.

Torino – capitale del cioccolato

Verso la fine del XVII secolo, Torino divenne capitale del cioccolato, prima ancora di Venezia e Milano. Ogni giorno si producevano circa 350 chili, esportandoli anche in Austria, Svizzera, Germania e Francia.

Nel 1907, le maggiori industrie per la produzione di cioccolato, contavano complessivamente quasi 1000 dipendenti:
Moriondo & Gariglio, in via degli Artisti: 340 dipendenti;
Talmone: 300 dipendenti;
Venchi, in viale Regina Margherita, vantava di uno stabilimento di dodicimila metri quadri, suddivisi in dodici reparti dedicati alla creazione di biscotti, confetti, caramelle e cioccolato: 188 dipendenti;
Caffarel & Prochet: 110 dipendenti.

L’industria del cioccolato torinese incontrò nel suo percorso difficoltà dovute al conflitto del 1915-18 ed alla crisi del 1929, ma seppe consolidarsi fino a raggiungere i suoi anni d’oro, grazie ad acquisizioni e ramificazioni delle grandi aziende.
Nel 1924 l’imprenditore e finanziere Riccardo Gualino creò la Società anonima Unica (Unione Nazionale Commercio Alimentare) raggruppando quattro importanti marchi, quali Talmone, Moriondo & Gariglio, Cioccolato Bonatti e Dora Biscuits in un unico grande stabilimento di centomila metri quadri. Ben 1500 operai, 300 impiegati e 25 addetti ai refettori, furono testimoni di un ciclo produttivo quasi del tutto automatizzato, grazie all’utilizzo di macchinari innovativi quali i melangeurs francesi, le macchine rompicacao, le colatrici automatiche e le conche longitudinali piane.
Successivamente, la Società Unica venne acquisita da Venchi, diventando Venchi-Unica.

Bicerin

La colazione tipica dei torinesi privilegiati dei primi anni del Settecento, è la bavareisa, bevanda a base di caffè, cioccolata e latte. Era consumata in un contenitore tipico: un piccolo bicchiere con supporto e manico in metallo, da cui, un secolo dopo, la bevanda prese il nome di bicierin.
Il Bicerin è tuttora consumato nei bar di tutto il Piemonte, spesso servito in tazzine che rispettano la tradizione.

Gianduiotti

Quando si parla di Torino, non si può far a meno di citare l’importanza della genialità dei pasticceri piemontesi, che diedero vita al tipico cioccolatino, il Gianduiotto. Questa storia merita un approfondimento più dettagliato, e puoi scoprirne le curiosità nell’articolo “Storia dal Gianduiotto”.

“Cioccolato da Ascoltare”

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Di Samuele De Marie

Chef di Cucina e Sommelier

Nato a Cagliari nel 1972, Samuele De Marie muove i primi passi in cucina nel ristorante dell’hotel di sua zia in Germania.

Durante gli anni della scuola alberghiera, arricchisce la sua esperienza professionale nei ristoranti della Val Chisone, fra cui lo storico ristorante “da Malan”.

Prossimo alla laurea, trascorre un periodo in Inghilterra, dove lavora al prestigioso Les Ambassadeurs Club nel quartiere londinese di Mayfair, un esclusivo e storico casinò club fondato in epoca vittoriana, da sempre frequentato da un’esclusiva membership internazionale composta da aristocratici e celebrità; al “Les A”, Samuele acquisisce competenze culinarie avanzate di cucina internazionale e una profonda attenzione al dettaglio.

Tornato in Italia, si specializza nell’apertura di nuovi locali e inizia a collaborare come Chef formatore presso IFSE World di Piobesi, una delle più prestigiose scuole di cucina italiane.

Nel 2010, assume il ruolo di Executive Chef presso la Locanda del Sant’Uffizio, rinomato relais di lusso e ristorante gourmet situato nel cuore delle colline del Monferrato, originariamente monastero del XVI secolo e successivamente trasformato in una struttura di grande fascino. L’esperienza alla “Locanda” segna un punto miliare nella sua carriera, infatti guidando una brigata di cucina, raggiunge nuovi livelli di eccellenza e creatività.

Dal 2012 collabora con Villa La Sorridente dove utilizza l’arte culinaria come strumento per rafforzare coesione e collaborazione all’interno dei team aziendali.